Il simposio su Eros e Arte nasce da una mostra ospitata nelle scuderie di Palazzo Chigi Albani, relatori il prof. Giorgio di Genova, la dottoressa Francesca Pandimiglio, il dottor Danilo Moncada Zarbo di Monforte.
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Relazione del dottor Danilo Moncada Zarbo, psicanalista.
Freud nel 1913 per tre settimane si recava a San Pietro in Vincoli a Roma, era attratto dalla forza del Mosè di Michelangelo. Pubblicò il suo saggio su “ il Mose di Michelangelo” in forma anonima l’anno successivo. Lo considerava un figlio illegittimo nato fuori dalla psicanalisi.
La capacità di vedere, di analizzare e interpretare, ovviamente non è solo degli Psicanalisti, ma quel testo esprime il desiderio di cogliere elementi già esistenti nell’opera d’Arte e raccontarli attraverso un occhio differente.
Ogni tensione della pietra, ogni sguardo ogni muscolo viene analizzato dall’inventore della psicanalisi.
Questa relazione tra Arte e Psiche e viceversa è il miracolo del Genio creativo.
Guardando la Fontana di Papacqua a Soriano del Cimino, giustamente detta della Natura, e firmata in greco antico dal suo scultore, non si resta indifferenti alla potenza del simbolo e al racconto che ne scaturisce.
La fonte è ricca di simboli di trasformazione e rinascita, di perdita ed elaborazione. Ci prepara ad un viaggio, e ci chiede di lasciare alle nostre spalle il mondo profano che funziona attraverso altri sistemi.
Questa Fonte è dissetante e guaritrice, racconta di un processo armonico di integrazione e non di giudizio.
Come in un sogno elementi diversi attraggono l’attenzione, ma la comprensione o il nesso sfugge.
Nel sogno, che non obbedisce alle leggi dello Spazio/tempo, si condensa l’esperienza dell’interno e dell’esterno. Dell’io e dell’altro, soggetto ed oggetto.
Il sogno e l’opera d’arte, il genio e l’intuito afferiscono o proferiscono dal gran bacino di Psiche.
Una mia paziente riteneva di non avere diritto alla maternità a causa (lei sosteneva all’inizio della psicoterapia) del suo forte desiderio sessuale un giorno portò in analisi un sogno:
Si trovava sospesa sopra una fonte d’acqua, immersa ma distaccata come se l’acqua non la bagnasse.
I suoi piedi scalpitavano come zoccoli e sentiva ma non vedeva il contatto con la terra solida e rocciosa.
Sapeva, la paziente, di avere molte mammelle e provando a contarle arrivava a 7.
Alcuni feti, non nati ma non morti, cercavano le sue mammelle nutrienti ma lei ne era spaventata.
Riconosceva i volti ma non i corpi deformi.
Questa donna era magra, consunta, incapace di stabilire relazioni durature e con una forte componente suicidale.
Davanti alla fontana di Papacqua, nella bella Soriano del Cimino, circa trent’anni dopo ho ritrovato il sogno della mia paziente di allora. Ritrovato grazie agli studi di Jung sull’Archetipo che tutto rivela nella sua potenza ma chiede di essere visto.
Un elemento femminile è il centro di una serie di simboli, piccoli Paniskoi (i piccoli pan) vengono accolti e sostenuti da una madre anche lei di duplice natura.
E’ insieme donna e capro, una satiressa.
E’ questa una Creatura che fuoriesce dalla roccia e dall’acqua è insieme Istinto e Riflessione.
Il volto è sereno, non si difende perché non c’è pericolo.
E’ la Natura che non è in pericolo ma nutre chi la riconosce come madre, come nel sogno. Unisce elementi apparentemente distanti.
Pan, che non è un satiro è un Dio figlio di un Dio e di una Ninfa Driope.
Suo padre è Ermes, il Dio che seduce, il Dio Ladro, lo psicopompo. Ermes è Padre anche di Eros e di Ermafrodito concepito con sua sorella Afrodite.
Ermes in modo non molto chiaro, forse violento, sedusse la ninfa e da questo rapporto nacque Pan, il cui sembiante è la narrazione di quanto accaduto.
È un bambino barbuto e peloso ed ha metà corpo (genitali inclusi) di animale.
La madre spaventata, rifiutante forse non pronta lo abbandona. Orrenda vista per gli esseri umani un bambino che racconta la verità dell’incontro tra il divino e il terreno.
Il padre che è un Dio lo raccoglie e lo porta sull’Olimpo, li ciò che sulla terra era mostruoso diventa magnifico e il Dio riceve i complimenti degli Dei.
Essi si complimentano col padre, il frutto sincretico e simbolico che spaventa gli umani suscita la ammirazione e la meraviglia dell’Olimpo.
Del resto Orazio recita “odi profanum vulgus et arceo, favete linguis, carmina non prius audita sacerdos musarum virginibus puerisque canto”.
Ma questo giovane e nuovo Dio non sarà un abitante dell’Olimpo, come ben conosciamo in psicanalisi egli cercherà conforto e riconoscimento proprio li dove fu rifiutato. Vivrà sulla terra, sarà un Dio in Terra tra i mortali che lo rifiutarono spaventati.
Troviamo Ermes è rappresentato a Papacqua negli Erma e attraverso altri simboli.
Metafora di come il mondo del divino e quello degli umani spesso non coincidano Pan sviluppa una duplicità.
La solitudine ben conosciuta del Genio, la solitudine quindi dell’Artista, del ricercatore, dello scienziato cosi disconosciuta in terra e così amata nei cieli.
Mi viene in mente la poesia di Baudelaire “L’Albatros”.
Pan dunque, tradotto a volte Pane, è insieme protettore e fonte di panico.
Un suo passatempo, come il padre, è quello di sedurre giovani Ninfe non sempre in modo lecito.
Una di queste si chiamava Siringa, per sfuggirgli spaventata dalla irruenza della sessualità di Pan, si nasconde tra le ninfe che per sfuggirgli si trasformano in 7 canne mentre cantano un lamento dolcissimo. Ovidio ci racconta questo bellissimo mito, che chiede di restare vergine come la Dea Diana.
E Pan raccoglie le canne, non è violento ed mettendole insieme con della cera, ne raccoglie il canto virgineo e celestiale, è il primo Flauto dal quale uscirà il suono dei 7 cieli e che chiamerà come la vergine Siringa.
Pan irruento, pulsionale, spaventa e protegge.
Il tema ad esempio nel sogno della mia paziente era il rifiuto della sua sessualità.
Consapevole del desiderio e del prezzo che ne pagava, pensava che questo non le avrebbe mai consentito di diventare una brava madre.
La sua vita dunque, trascorreva tra lunghi percorsi notturni che la esponevano a molti pericoli, e il grande senso di colpa diurno per l’allontanarsi dalla sua natura. Eppure quella donna amava sinceramente, ma meno sinceramente veniva amata.
Il patto con il marito, piu grande di lei, era: “quello di fare sesso con molti uomini e solo lei donna, al centro del desiderio di tutti”. La signora inizio a pensare o percepire che il marito la utilizzasse come sostituto per la propria impotenza sessuale. Infatti quest’uomo non raggiungeva l’erezione se non in questi contesti sessuali. Questo trasformò il suo originario gioco, sincero con se stessa, in rabbia e senso di colpa.
Un oggetto sessuale e non un soggetto di relazione sessuale, con il marito le proibiva di avere figli, perché i figli sono della madre vergine.
Il tema era complesso, la donna ha diritto a fare sesso con chi vuole, e questo desiderava la signora, ma la proibizione della maternità era elemento di giudizio introdotto in quello che era nata come relazione fuori dal pregiudizio. Questa donna era profondamente madre ed accogliente, ma all’interno di una relazione giudicante la maternità veniva allontanata.
E come ben si sa reprimere un elemento nucleare (istintuale) crea una repressione in quasi tutte le aree della personalità.
Oggi forse chiameremmo poliamore quell’amare?
Consentito all’uomo, alla donna viene precluso per pregiudizio, non è dunque una opzione ma diventa obiezione?
Una donna consapevole della propria sessualità e del proprio diritto alla scoperta di se non accetta rapporti sbilanciati o di potere.
Come nello Zohar Lilith la prima donna rifiuta la supremazia del maschio alla ricerca del rapporto paritetico così la satiressa concilia in se pulsione e consapevolezza. E’ la natura che chiede di essere vista, riconosciuta e non rifiutata.
Ma cosa è Natura?
La fontana di Papacqua che emerge dalla terra Madre e nutrendo di acqua curativa è essa stessa madre accogliente, è una porta d’ingresso.
Ci chiede all’ingresso di osservare il creato e vederlo per interno senza censure o pregiudizi.
Il viaggio che inizia entrando a Papacqua, annuncia equilibrio attraverso le trasformazioni.
Una struttura psicologica in equilibrio accetta, a volte terrorizzandosi ma accetta, la propria Ombra.
La capacità della mente di elaborare il trauma e superare la Krisis (decisione) richiede il contatto e non la negazione.
La rana con il suo significato connesso alla fertilità e all’amore sono esse stesse simbolo di metamorfosi è una costante rigenerazione ma è collegata anche alla punizione che le ninfe pietose subirono da parte di zeus per la sepoltura del corpo di Euforione in fuga dal Dio innamorato pazzo del giovane Alato che lo rifiutava.
La civetta che vede benissimo guarda proprio nell’ombra, è animale notturno.
Le chiocciole anch’esse un simbolo lunare, mostra e nasconde, è il tema dell’eterno ritorno. In quanto conchiglia è vulva e simboleggia il movimento nella permanenza. L’essere attraverso le fluttuazioni del cambiamento. Anche la chiocciola proviene dalla terra e viene fuori con l’acqua.
La tartaruga a ribadire lo stretto legame con il Dio Ermes con l’Arcadia.
Pan è armonia dei 7 cieli, ma non accetta il rifiuto.
Pan è protettivo ma non accetta l’abbandono.
Questa caratteristica specifica del mito è proprio alla base degli attacchi di Panico.
Il panico si manifesta proprio quando ho paura della mia propria istintualità animale. Rifiutare il bambino con caratteristiche animali produce un trauma nel bambino stesso. Identificato col padre, e compagno di Dioniso, Pan spaventa chi lo rifiuta.
Rifutare parti istintuali di sé, rifiutare ad esempio la propria sessualità produce un sentimento di abbandono.
Il nucleo della nostra identità si percepisce rifiutato, il Panico successivo copre con il suo forte rumore il dolore e la delusione dell’abbandono.
Il panico distoglie il soggetto ma non intimorisce Pan il cui obiettivo è l’aquilibrio e l’armonia.
Lui, il Dio, frutto di una passione e poi rifutato richiede equilibrio e l’accettazione della differenza.
Il suo Flauto narra a sette voci in una unica armonia ed incanta proprio per essere una polifonia armonica.
Che lo strumento sia Siringa spezzata in sette voci o Siringa e le altre Ninfe che si trasformarono per mantenere la propria natura in altra forma, poco cambia.
Dei, ninfe, umani ogni genitore ha una sessualità. Raccontare ai figli la naturalezza del sesso significa proteggerli dal panico che il rifiuto genera.
Conoscere se stessi e il proprio corpo, sapere dei propri istinti, il diritto al piacere sono temi connessi alla natura dell’essere umano.
L’identità sessuale si struttura quando le aree neurolinguistiche del cervello si formano.
Cioè quando iniziamo a dare un nome al caos della esperienza.
Noi siamo quello un piccolo bambino accettato o rifiutato (Paniskoi, o il perverso Polimorfo di psicanalitica memoria) accolto o abbandonato. Abbiamo in piu la esperienza dell’adulto e i conseguenti processi di elaborazione del trauma. Possibili ma per mia esperienza clinica poco usati.
Una grande rivoluzione della sessualità, che il mito aveva già colto nel racconto della ribellione di Lilith e poi di Eva e quindi di Adamo, porta prima la donna e poi l’uomo alla consapevolezza del potere Creativo, generativo; una successiva importante rivoluzione è quella della separazione del processo riproduttivo dal rapporto sessuale. Si può fare sesso e non generare attraverso ad esempio gli anticoncezionali di barriera e non.
Driope è una madre abbandonica? Certo è spaventata ma è abbandonica. L’elemento divino del figlio la turba. Il suo genio la spaventa.
La personalità della mia ex paziente ad esempio emerse proprio dal suo sogno esattamente come la natura del gruppo scultoreo di Papacqua, questa donna dovette immergersi nella propria natura, conoscerla senza giudicarla, proteggersi senza evitarsi.
Il cambiamento nella sua vita passò proprio da un riconoscersi, e le sue sette mammelle nutrirono 7 diversi elementi della sua personalità che erano prima schiacciati da pregiudizi e stereotipi.
Accolse il suo desiderio di amare, e desiderare ma lo considerò una sfumatura della sua personalità. Consapevole del processo di dipendenza elaborò un nuovo modo di vivere le relazioni, più centrata su di sé.
Avvenne in un modo apparentemente casuale, i lunghi percorsi analitici all’interno della spelonca per un contatto pieno con il Sé era compiuto.
Era una donna piu matura, florida, curata, serena, guardava al futuro. Ricca di potenziale lo utilizzò dando una direzione, come la Natura del gruppo scultoreo di Papacqua che guarda altrove perche molto ben radicata nel presente.
Mi stupii nel vederla esattamente come lei si vedeva, bellissima e serena.
Una personalità che accoglie se stessa e non rifiuta è madre in molte forme: sostiene e nutre, attendendo il ciclo della metamorfosi come raccontato da Ovidio.
Il libro le Metamorfosi racconta la storia di personaggi mitologici che sopravvivono al cambiamento perché lo accettano. Tutti sopravvivono tranne due: Atteone e Fetonte che presi dal panico moriranno.
E’ natura Pan e la sua trasformazione in “buon Pastore”, il politeismo perde consenso e lascia il posto al Dio Unico.
Il politeismo degli Dei lascia il posto al Cristianesimo e così Pan assume le fattezze del buon Pastore e morirà probabilmente per tornare utile all’impero di Tiberio.
I genitori lasciano il posto al figlio e lo sostengono in equilibrio tra istinto e riflessione.
E’ natura la porta e la fonte di Papacqua è “sesso” ed è “senso”. E’ una porta alla scoperta della vita.
Il mondo cambia e cambierà anche Pan, ma la dinamica psichica che racconta resta immortale. Il tema della pulsione sessuale, dell’istintualità, il bilanciamento tra Io ed Es, di freudiana memoria, rimane.
Come rimane il racconto di Armonia e dell’equilibrio che non sono acque morte ma fonte inesauribile.
Allegorie, simboli, come in un sogno ed a volte come in un processo psicotico all’improvviso esplodono nel pieno del loro contenuto.
L’eros nascosto in ogni scultura di Papacqua si manifesta come nel sogno della mia paziente, attraverso il grande monito della porta.
La paura della nostra istintualità, la negazione della nostra sessualità, dell’eros che ne deriva o da cui deriva significa perdere la connessione con Pan.
Jung ci mette in allerta sul pericolo della negazione dell’istinto, Freud su quello delle pulsioni. Io es e Superio della topica di Freud delinea lo straordinario potere pulsionale Eros e Tanathos e della dinamica tra Io Es e SuperIo.
Il conflitto o lo strapotere di una di queste parti genera sofferenza, ma l’obiettivo sarà rendere conscio ciò che era inconscio.
Nella fontana generatrice di Papacqua, la natura emerge ha incontrato Pan e non lo ha rifiutato.
I piccoli Paniskoi sono accolti, hanno una madre/natura che li riconosce e non li rifiuta.
Il trauma dell’abbandono è riparato nella narrazione dell’equilibrio armonico.
E’ prospera e serena la Natura, in grado di fare contatto ed è consapevole includendo in se pulsione animale e bellezza leggiadra.
La ninfa sfuggita rinasce essa stessa recante il codice genetico di Ermes il padre. Riconcilia equilibrando, modera congiungendo, guardando al di là ..al futuro.